Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Gabinetto illuminato, con sedia e tavolino da un lato con sopra scettro e corona.
 
 CLEONICE siede appoggiata al tavolino, ed OLINTO
 
 CLEONICE
 Basta Olinto, non più. Fra pochi istanti
 al destinato loco
 il popolo inquieto
 comparir mi vedrà. Chiede ch'io scelga
5lo sposo, il re? Si sceglierà lo sposo,
 il re si sceglierà. Solo un momento
 chiedo a pensar. Che intolleranza è questa
 importuna, indiscreta? I miei vassalli
 sì poco han di rispetto? A farmi serva
10m'innalzaste sul trono o vi arrossite
 di soggiacere a un femminile impero?
 Pur l'esempio primiero
 Cleonice non è. Senza rossore
 a Talestri, a Tomiri
15servì lo Scita ed in diverso lido
 Babilonia a Semira, Africa a Dido.
 OLINTO
 Perdonami, o regina;
 di noi ti lagni a torto. I pregi tuoi
 non conosce la Siria? Estinto appena
20il tuo gran genitor, t'innalza al trono;
 al tuo genio confida
 la scelta del suo re; tempo concede
 al maturo consiglio; affretta invano,
 invan brama il momento
25già promesso da te per suo conforto.
 E ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
 CLEONICE
 E ben, se tanto il regno
 confida a me, di pochi istanti ancora
 non mi nieghi l'indugio.
 OLINTO
                                               Oh dio regina
30tante volte deluse
 fur le nostre speranze
 che si teme a ragion. Due lune intere
 donò Seleucia al tuo dolor pietoso
 dovuto al genitor. Del terzo giro
35il termine è vicino
 e non risolvi ancor. A' dubbi tuoi
 sembra ogn'indugio insufficiente e corto.
 E ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
 CLEONICE
 Purtroppo è ver, purtroppo
40convien ch'io serva a questa
 dura necessità. Vanne, precedi
 il mio venir. Sarà contento il regno,
 lo sposo io sceglierò.
 OLINTO
                                        Pensa, rammenta
 che suddito fedele
45Olinto ti ammirò, che il sangue mio...
 CLEONICE
 Lo so. D'illustri eroi
 per le vene trascorse.
 OLINTO
                                         Aggiungi a questo
 i merti di Fenicio...
 CLEONICE
                                      A me son noti.
 OLINTO
 Sai de' consigli suoi...
 CLEONICE
                                          De' suoi consigli
50io conosco il valor, distinguo il pregio
 della sua fedeltà. Tutto pensai,
 tutto, Olinto, io già so.
 OLINTO
                                           Tutto non sai.
 Già da lunga stagion tacito amante
 all'amorose faci
55mi struggo de' tuoi lumi...
 CLEONICE
                                                  Ah parti e taci.
 OLINTO
 Come tacere!
 CLEONICE
                            E ti par tempo Olinto (S’alza da sedere)
 da parlarmi di amor?
 OLINTO
                                          Perché sdegnarti
 s'io chiedendo mercé...
 CLEONICE
                                             Ma taci e parti.
 OLINTO
 Sì partirò. Ma incolpa il tuo sembiante
60ch'è la sola cagion d'esserti amante. (Parte)
 
 SCENA II
 
 CLEONICE e poi BARSENE
 
 CLEONICE
 Alceste, amato Alceste
 dove sei? Non mi ascolti? Invan ti chiamo.
 Ti attendo invan. Barsene, (A Barsene che sopraggiunge)
 qualche lieta novella
65mi rechi forse? Il mio diletto Alceste
 forse tornò?
 BARSENE
                         Volesse il cielo. Io vengo
 regina ad affrettarti. Il popol tutto
 per la tardanza tua mormora e freme.
 Non puoi senza periglio
70più differir.
 CLEONICE
                         Misera me. Si vada (In atto di partire e poi si ferma)
 dunque a sceglier lo sposo. Oh dio Barsene
 manca il coraggio. Io sento
 ch'alla ragion contrasta
 dubbio il cor, pigro il piè. Chi mai si vide
75più afflitta, più confusa,
 più agitata di me? (Si getta a sedere)
 BARSENE
                                      Qual arte è questa
 di tormentar te stessa, ove non sono
 figurando sventure?
 CLEONICE
                                        E figurato
 fors'è il dover che mi costringe a farmi
80serva fino alla morte a chi non amo?
 A chi forse chiedendo
 con finto amor della mia destra il dono
 si vuol che compra a caro prezzo il trono.
 BARSENE
 È ver. Ma il sacro nodo,
85i reciprochi pegni
 del talamo fecondo, il tempo e l'uso
 di due sposi discordi
 il genio avverso a poco a poco in seno
 cangia in amore o in amicizia almeno.
 CLEONICE
90E se tornando Alceste
 mi ritrovasse ad altro sposo in braccio,
 che sarebbe di lui,
 che sarebbe di me? Tremo in pensarlo.
 Qual pentimento avrei
95dell'incostanza mia! Qual egli avrebbe
 intollerabil pena
 di trovarmi infedele!
 Le sue giuste querele,
 le smanie sue, le gelosie, gli affanni,
100ogni pensier sepolto,
 tutto il suo cor gli leggerei nel volto.
 BARSENE
 Come sperar ch'ei torni? Omai trascorsa
 è un'intera stagion dacché trafitto
 fra le cretensi squadre
105cadde il tuo genitor. Sai che al suo fianco
 sempre Alceste pugnò, né più novella
 di lui s'intese. O di catene è cinto
 o sommerso è fra l'onde o in guerra estinto.
 CLEONICE
 No. Mel predice il core. Alceste vive,
110Alceste tornerà.
 BARSENE
                                Quando ritorni
 più infelice sarai. Se a lui ti doni
 di cento oltraggi il merto. E se l'escludi
 presente al duro caso
 uccidi Alceste. Onde il di lui ritorno
115ti esporrebbe al cimento
 d'esser crudele ad uno o ingiusta a cento.
 CLEONICE
 Ritorni e a lui vicina
 qualche via troverò...
 
 SCENA III
 
 MITRANE e detti
 
 MITRANE
                                         Che fai regina?
 Il periglio si avanza. A poco a poco
120la lunga tolleranza
 degenera in tumulto. Unico scampo
 è la presenza tua.
 CLEONICE
                                   Questo, Barsene,
 è il ritorno di Alceste... Andar conviene. (S’alza da sedere)
 BARSENE
 E scegliesti?
 CLEONICE
                          Non scelsi.
 BARSENE
125Ma che farai?
 CLEONICE
                            Non so.
 BARSENE
                                            Dunque ti esponi
 irresoluta a sì gran passo?
 CLEONICE
                                                  Io vado
 dove vuole il destin, dove la dura
 necessità mi porta
 così senza consiglio e senza scorta.
 
130   Fra tanti pensieri
 di regno e di amore,
 lo stanco mio core
 se tema, se speri
 non giunge a veder.
 
135   Le cure del soglio,
 gli affetti rammento;
 risolvo, mi pento
 e quel che non voglio
 ritorno a voler. (Parte con Barsene)
 
 SCENA IV
 
 MITRANE, poi FENICIO
 
 MITRANE
140Quanto mi fa pietà
 
 FENICIO
                                      Mitrane amico
 Cleonice dov'è?
 MITRANE
                                Costretta alfine
 s'incammina alla scelta.
 FENICIO
                                              Ecco perdute
 tutte le cure mie.
 MITRANE
                                  Perché?
 FENICIO
                                                   Conviene
 ch'io sveli alla tua fede un grande arcano.
145Tacilo e mi consiglia.
 MITRANE
                                         A me ti fida,
 impegno l'onor mio.
 FENICIO
                                        Già ti sovviene
 che il barbaro Alessandro
 di Cleonice genitor dal trono
 scacciò Demetrio il nostro re.
 MITRANE
                                                       Saranno
150ormai sei lustri e n'ho presente il caso.
 FENICIO
 Sai che Demetrio oppresso
 morì nel duro esiglio; e inteso avrai
 che pargoletto in fasce
 seco il figlio morì.
 MITRANE
                                    Rammento ancora
155che Demetrio ebbe nome.
 FENICIO
                                                  Or sappi amico
 che vive il real germe
 ed a te non ignoto.
 MITRANE
                                     Il ver mi narri
 o pur fole son queste?
 FENICIO
 Anche più ti dirò. Vive in Alceste.
 MITRANE
160Numi, che ascolto!
 FENICIO
                                     In queste braccia il padre
 lo depose fuggendo. Ei mi prescrisse
 di nominarlo Alceste. Al sen mi strinse
 e dividendo i baci
 tra il figlio e me s'intenerì, mi disse:
165«Conserva il caro pegno
 al genitore, alla vendetta, al regno».
 MITRANE
 Or la ragion comprendo
 del tuo zelo per lui. Ma per qual fine
 celarlo tanto?
 FENICIO
                            Avventurar non volli
170una vita sì cara. Io sparsi ad arte
 che Demetrio vivea.
 Tacqui che fosse Alceste. E questa voce
 contro Alessandro a sollevar di Creta
 sai che l'armi bastò; sai che il tiranno
175nella pugna morì. Ma vario effetto
 il nome di Demetrio
 produce in Siria. Ambiziosi i grandi
 negan fede alla fama; onde bisogna
 soccorso esterno a stabilirlo in soglio.
180Dai Cretensi l'attendo
 ma invano giungerà. Lontano è Alceste;
 non so s'ei viva e Cleonice intanto
 elegge un re?
 MITRANE
                            Ma Cleonice elegga.
 Sempre quando ritorni e che il soccorso
185abbia di Creta, Alceste
 vendicar si potrà.
 FENICIO
                                   Questo non era,
 Mitrane, il mio pensier. Sperai che un giorno
 fatto consorte a Cleonice Alceste
 ricuperasse il regno
190senza toglierlo a lei. L'eccelsa donna
 degna è di possederlo. A tale oggetto
 alimentai l'affetto
 nel cor d'entrambi. E se il destin... Ma perdo
 l'ore in querele. Io di mie cure amico
195ti chiamo a parte. Avrem dell'opra il frutto
 sol che tempo si acquisti. Andiam. Si cerchi
 d'interromper la scelta; al caso estremo
 si avventuri il segreto. In faccia al mondo
 tu mi seconda; e se coll'armi è d'uopo,
200tu coll'armi mi assisti.
 MITRANE
                                           Ecco il mio braccio,
 ecco tutto il mio sangue. In miglior uso
 mai versar nol potrò. Chiamasi acquisto
 il perder una vita
 a favor del suo re. Sì bella morte
205invidiata saria.
 FENICIO
                               Vieni al mio seno
 generoso vassallo. Ai detti tuoi
 sento per tenerezza
 il ciglio inumidir; sento nel petto
 rinvigorir la speme e veggo un raggio
210del favor degli dei nel tuo coraggio.
 
    Ogni procella infida
 varco sicuro e franco
 colla virtù per guida,
 colla ragione al fianco,
215colla mia gloria in sen.
 
    Virtù fedel mi rende.
 Ragion mi fa più forte;
 la gloria mi difende
 dalla seconda morte
220dopo il mio fato almen. (Parte)
 
 SCENA V
 
 MITRANE
 
 MITRANE
 Non poteva un Alceste
 nascer fra le capanne. Il suo sembiante,
 ogni moto, ogni accento
 palesava abbastanza il cor gentile
225negli atti ancor del portamento umile.
 
    Alma grande e nata al regno
 fra le selve ancor tramanda
 qualche raggio, qualche segno
 dell'oppressa maestà.
 
230   Come il foco in chiuso loco
 tutto mai non cela il lume.
 Come stretto in picciol letto
 nobil fiume andar non sa. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Luogo magnifico con trono da un lato, sedili in faccia al suddetto trono per gli grandi del regno. Vista in prospetto del gran porto di Seleucia con molo e navi illuminate per solennizzare l’elezione del nuovo re.
 
 CLEONICE preceduta dai grandi del regno, seguita da FENICIO e da OLINTO. Guardie e popolo
 
 CORO
 
    Ogni nume ed ogni diva
235sia presente al gran momento
 che palesa il nostro re.
 
 PRIMO CORO
 
    Scenda Marte, Amor discenda
 senza spada e senza benda.
 
 SECONDO CORO
 
 Coll'ulivo e colla face
240Imeneo venga e la Pace.
 
 PRIMO CORO
 
 Venga Giove ed abbia a lato
 gli altri dei, la Sorte e il Fato.
 
 SECONDO CORO
 
 Ma non abbia in questa riva
 i suoi fulmini con sé.
 
 CORO
 
245   Ogni nume ed ogni diva
 sia presente al gran momento
 che palesa il nostro re. (Nel tempo che si canta il suddetto coro, Cleonice servita da Fenicio va in trono a sedere)
 
 OLINTO
 Dal tuo labbro, o regina, il suo monarca
 la Siria tutta impaziente attende.
250Risolvi; ognuno il gran momento affretta
 col silenzio modesto.
 CLEONICE
 Sedete. (Oh dei, che gran momento è questo?) (Siedono Fenicio, Olinto e gl’altri grandi)
 FENICIO
 (Che mai farò!)
 CLEONICE
                                Voi m'innalzaste al trono;
 son grata al vostro amor. Ma troppo è il peso
255che uniste al dono. E chi fra tanti eguali
 di merti e di natali
 incerto non saria? Ne' miei pensieri
 dubbiosa, irresoluta, or questo, or quello
 ricuso, eleggo; e mille faccio e mille
260cangiamenti in un'ora.
 A sceglier vengo e sono incerta ancora.
 FENICIO
 E ben, prendi, o regina,
 maggior tempo a pensar.
 OLINTO
                                                Come!
 FENICIO
                                                               Ti accheta.
 Teco tanto indiscreta
265non è la Siria; e ognun di noi conosce
 quanto è grande il cimento.
 OLINTO
                                                     È dunque poco
 il giro di tre lune? In questa guisa
 Cleonice potrai
 prometter sempre e non risolver mai.
 FENICIO
270Audace, e chi ti rese
 temerario a tal segno?
 OLINTO
                                           Il zelo, il giusto,
 il periglio di lei. Se ancor delusa
 oggi resta la Siria, io non so dirti
 dove giunger potrebbe
275l'intolleranza sua.
 FENICIO
                                   Potrebbe forse
 pentirsi dell'ardir. Chi siede in trono
 leggi non soffre. Il numero degli anni
 se mi scema vigore
 non mi toglie coraggio. Il sangue mio
280per la sua libertà
 tutto si verserà...
 CLEONICE
                                  Fenicio, oh dio!
 Non risvegliar ti priego
 nuove discordie. Il differir che giova?
 Sempre incerta sarei.
285Udite. Io sceglierò...
 FENICIO
                                       Sceglier non dei.
 (Si avventuri l'arcano).
 CLEONICE
                                             A noi che porta
 frettoloso Mitrane?
 
 SCENA VII
 
 MITRANE, poi ALCESTE dal porto e detti
 
 MITRANE
                                      In questo punto
 sovra piccolo legno Alceste è giunto.
 CLEONICE
 (Numi!)
 FENICIO
                   (Respiro).
 CLEONICE
                                        Ove si trova?
 MITRANE
                                                                  Ei viene. (Accennando verso il porto)
 CLEONICE
290Fenicio, Olinto (ah ch'io mi perdo) andate (S’alza dal trono e seco s’alzano tutti)
 l'amico ad abbracciar che si avvicina.
 (Io quasi mi scordai d'esser regina). (Torna a sedere. Fenicio e Mitrane vanno ad incontrare Alceste, che in picciola barca si vede approdare, e l’abbracciano)
 OLINTO
 (Inopportuno arrivo!)
 CLEONICE
                                           (Ecco il mio bene. (Verso Alceste che si avvicina)
 Tu palpiti o cor mio,
295che riconosci, oh dio, le tue catene).
 ALCESTE
 Pur mi concede il fato
 il piacer sospirato
 di trovarmi a' tuoi piedi, o mia regina.
 Pur il ciel mi concede
300che a te della mia fede
 recar sui labri miei possa il tributo.
 Felice me, se ancora
 fra le cure del regno
 d'un regio sguardo il mio tributo è degno.
 CLEONICE
305E privata e sovrana
 l'istessa Cleonice in me ritrovi.
 O quanto Alceste, o quanto
 atteso giungi e sospirato e pianto.
 FENICIO
 (Torno a sperar).
 CLEONICE
                                  Ma qual disastro a noi
310sì gran tempo ti tolse?
 OLINTO
                                           (O sofferenza!)
 ALCESTE
 Sai che la mia partenza
 col re tuo genitor...
 OLINTO
                                     Sappiamo Alceste
 la pugna, le tempeste,
 di lui la morte e le vicende...
 CLEONICE
                                                      Il resto
315dunque giovi ascoltar. Siegui.
 OLINTO
                                                        (Che pena!)
 ALCESTE
 Al cader di Alessandro in noi l'ardire
 tutto mancò... Già le nemiche squadre
 balzan sui nostri legni; orrido scempio
 si fa de' vinti; in mille aspetti e mille
320erra intorno la morte. Altri sommerso,
 altri spira trafitto e si confonde
 la cagion del morir tra il ferro e l'onde.
 Io sfortunato avanzo
 di perdite sì grandi, odiando il giorno,
325su la scomposta prora
 d'infranta nave a mille strali esposto
 lungamente pugnai, finché versando
 da cento parti il sangue
 perdei l'uso de' sensi e caddi esangue.
 CLEONICE
330(Mi fa pietà).
 ALCESTE
                            Quindi in balia dell'onde
 quanto errai non so dirti. Aprendo il ciglio
 il lacero naviglio
 so che più non rividi. In rozzo letto
 sotto rustico tetto io mi trovai;
335ingombre le pareti
 eran di nasse e reti e curvo, bianco
 pietoso pescator mi stava al fianco.
 CLEONICE
 Ma in qual terra giungesti?
 ALCESTE
                                                    In Creta; ed era
 cretense il pescator. Questi sul lido
340mi trovò semivivo; al proprio albergo
 pietoso mi portò; ristoro al seno,
 dittamo alle ferite
 sollecito apprestò; questi provide
 dopo lungo soggiorno
345di quel picciolo legno il mio ritorno.
 FENICIO
 O strani eventi!
 OLINTO
                                Alfine
 l'istoria terminò. Tempo sarebbe...
 CLEONICE
 T'intendo Olinto, io sceglierò lo sposo.
 Ciascun sieda e m'ascolti. (Fenicio, Olinto e gli altri grandi siedono)
 ALCESTE
                                                  (Io ritornai
350opportuno alla scelta). (Alceste volendo sedere è impedito da Olinto)
 OLINTO
                                            Olà, che fai?
 ALCESTE
 Servo al cenno real.
 OLINTO
                                      Come! Al mio fianco
 vedrà la Siria un vil pastore assiso?
 ALCESTE
 La Siria ha già diviso
 Alceste dal pastor. Depose Alceste
355tutto l'esser primiero
 allor che di pastor si fe' guerriero.
 OLINTO
 Ma in quelle vene ancora
 scorre l'ignobil sangue.
 ALCESTE
                                             In queste vene
 tutto si rinnovò; tutto il cangiai
360quando in vostra difesa io lo versai.
 OLINTO
 Ma qual de' tuoi maggiori
 a tant'oltre aspirar t'aprì la strada?
 ALCESTE
 Il mio cor, la mia destra e la mia spada.
 OLINTO
 Dunque...
 FENICIO
                      Eh taci una volta.
 OLINTO
                                                        Almen si sappia
365la chiarezza qual è degli avi sui.
 FENICIO
 Finisce in te, quando comincia in lui.
 CLEONICE
 Non più. Nel mio comando
 si nobilita Alceste.
 OLINTO
                                    In questo loco
 solo ai gradi supremi
370di sedere è permesso.
 CLEONICE
                                           E ben. Alceste
 sieda duce dell'armi,
 del sigillo real sieda custode.
 Ti basta Olinto? (Alceste siede e Olinto si alza)
 OLINTO
                                 Ah! Questo è troppo! A lui
 dona te stessa ancor. Conosce ognuno
375dove giunger tu brami.
 FENICIO
                                             In questa guisa
 temerario rispondi? Al braccio mio
 lascia il peso, o regina,
 di punir quell'audace.
 CLEONICE
                                           Ai merti tuoi,
 all'inesperta età tutto perdono.
380Ma taccia in avvenir.
 FENICIO
                                         Siedi e raffrena
 tacendo almeno il violento ingegno. (Ad Olinto)
 Udisti?
 OLINTO
                 Ubbidirò. (Fremo di sdegno). (Torna a sedere)
 CLEONICE
 Scelsi già nel mio cor. Ma pria che faccia
 palese il mio pensiero, un'altra io bramo
385sicurezza da voi. Giuri ciascuno
 di tollerar del nuovo re l'impero,
 sia di Siria o straniero
 o sia di chiaro o sia di sangue oscuro.
 OLINTO
 (Come tacer!)
 FENICIO
                             Su la mia fé lo giuro.
 CLEONICE
390Siegui Olinto.
 FENICIO
                             Non parli?
 OLINTO
 Lasciatemi tacer.
 CLEONICE
                                  Forse ricusi?
 OLINTO
 Io n'ho ragion. Né solo
 mi oppongo al giuramento. Altri vi sono.
 CLEONICE
 E ben. Su questo trono (S’alza dal trono e seco tutti)
395regni chi vuole. Io di un servile impero
 non voglio il peso.
 FENICIO
                                    Eh non curar di pochi
 il contrasto o regina in faccia a tanti
 rispettosi vassalli.
 CLEONICE
                                    In faccia mia
 l'ardir di pochi io tollerar non deggio. (Scende dal trono)
400Libero il gran consiglio
 l'affar decida. O senza legge alcuna
 sceglier mi lasci o soffra
 che da quel soglio, ove richiesta ascesi,
 volontaria discenda. Almen privata
405disporrò del cor mio. Volger gli affetti
 almen potrò dove più il genio inclina
 ed allor crederò d'esser regina.
 
    Se libera non sono,
 s'ho da servir nel trono,
410non curo di regnar,
 l'impero io sdegno.
 
    A chi servendo impera
 la servitude è vera,
 è finto il regno. (Parte Cleonice seguita da Mitrane, dai grandi, dalle guardie e dal popolo)
 
 SCENA VIII
 
 FENICIO, OLINTO ed ALCESTE
 
 FENICIO
415Così de' tuoi trasporti
 sempre arrossir degg'io? Né mai de' saggi
 il commercio, l'esempio
 emendar ti farà?
 OLINTO
                                  Ma padre io soffro
 ingiustizia da te. Potresti al soglio
420innalzarmi e mi opprimi.
 FENICIO
                                                 Avrebbe invero
 la Siria un degno re. Torbido, audace,
 violento, inquieto...
 OLINTO
                                      Il caro Alceste
 saria placido, umile,
 generoso, prudente... Ah chi d'un padre
425gli affetti ad acquistar l'arte mi addita?
 FENICIO
 Vuoi gli affetti d'un padre? Alceste imita.
 
    Se fecondo vigoroso
 crescer vede un arboscello,
 si affatica intorno a quello
430il geloso agricoltor.
 
    Ma da lui rivolge il piede
 se lo vede in su le sponde
 tutto rami e tutto fronde,
 senza frutto e senza fior. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 OLINTO ed ALCESTE
 
 OLINTO
435Nelle tue scuole il padre
 vuol ch'io virtude apprenda. E ben, Alceste,
 comincia ad erudirmi. Ah renda il cielo
 così l'ingegno mio facile e destro
 che non faccia arrossir sì gran maestro.
 ALCESTE
440Signor, quei detti amari
 soffro solo da te. Senza periglio
 tutto può dir chi di Fenicio è figlio.
 OLINTO
 Io poco saggio invero
 ragionai col mio re. Signor perdona
445se offendo in te la maestà del soglio.
 ALCESTE
 Olinto addio. Più cimentar non voglio
 la sofferenza mia. Tu scherzi meco,
 m'insulti, mi deridi
 e del rispetto mio troppo ti fidi.
 
450   Scherza il nocchier talora
 coll'aura che si desta;
 ma poi divien tempesta
 che impallidir lo fa.
 
    Non cura il pellegrino
455picciola nuvoletta;
 ma quando men l'aspetta
 quella tuonando va. (Parte)
 
 SCENA X
 
 OLINTO
 
 OLINTO
 Chi di costui l'oscura
 origine ignorasse ai detti alteri
460di Pelope o di Alcide
 progenie il crederebbe. E pure ad onta
 del rustico natale
 Alceste per Olinto è un gran rivale.
 
    Che mi giova l'onor della cuna,
465se nel giro di tante vicende
 mi contende l'acquisto del trono
 la fortuna di un rozzo pastor?
 
    Cieca diva non curo il tuo dono
 quando è prezzo d'ingiusto favor. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 Giardino interno nel palazzo reale.
 
 CLEONICE, BARSENE e poi FENICIO
 
 CLEONICE
470Dunque perch'io l'adoro
 tutto il mondo ad Alceste oggi è nemico?
 Questo contrasto appunto
 più impegna l'amor mio.
 BARSENE
                                                Ma in questo istante
 forse il consiglio a tuo favor decise.
475Che giova innanzi tempo...
 CLEONICE
                                                   E ch'io conosco
 dell'invidia il poter. Forse a quest'ora
 terminai di regnar. Ma non per questo
 misera mi farà l'altrui livore.
 È un gran regno per me di Alceste il core.
 BARSENE
480(O gelosia!)
 CLEONICE
                         Decise
 il consiglio o Fenicio? (A Fenicio che sopraggiunge)
 FENICIO
                                           Appunto.
 CLEONICE
                                                               Il resto
 senza che parli intendo.
 Il mio regno finì.
 FENICIO
                                  Meglio, o regina,
 giudica della Siria. I tuoi vassalli
485per te, più che non credi,
 han rispetto ed amore. Arbitra sei
 di sollevar qual più ti piace al trono.
 Il tuo voler sovrano,
 in qualunque si scelga
490di chiara stirpe o di progenie oscura,
 ciascuno adorerà, ciascuno il giura.
 CLEONICE
 Come! In sì brevi istanti
 sì da prima diversi?
 FENICIO
                                        Ah tu non sai
 quanta fede è ne' tuoi. Nel gran consesso
495tutta si palesò. Chi del tuo volto,
 chi del tuo cor, chi della mente i pregi
 a gara rammentò. Chi tutto il sangue
 offerse in tua difesa; e in mezzo a questo
 impeto di piacer, regina, o come
500s'udia suonar di Cleonice il nome!
 BARSENE
 (Infelice amor mio).
 CLEONICE
                                        Vanne. Al consiglio
 riporta i sensi miei. Di' che il mio core
 a tai pruove di amore
 insensibil non è, che fia mia cura
505che non si penta il regno
 di sua fiducia in me, che grata io sono.
 FENICIO
 (Ecco in Alceste il vero erede al trono). (Parte)
 BARSENE
 Vedi come la sorte
 i tuoi voti seconda. Ecco appagato
510appieno il tuo desio,
 ecco finito ogni tormento.
 CLEONICE
                                                 Oh dio.
 BARSENE
 Tu sospiri? Io non vedo
 ragion di sospirar. L'amato bene
 in questo punto acquisti e ancor non sai
515le luci serenar torbide e meste!
 CLEONICE
 Cara Barsene, ora ho perduto Alceste.
 BARSENE
 Come perduto!
 CLEONICE
                               E vuoi
 che siano i miei vassalli
 di me più generosi? Il genio mio
520sarà dunque misura
 de' merti altrui? Senza curar di tanti
 il sangue illustre io porterò sul trono
 un pastorello a regolar l'impero?
 Con qual cor, con qual fronte? Ah non fia vero.
525La gloria mia mi consigliò finora
 l'invidia a superar; ma quella oppressa,
 or mi consiglia a superar me stessa.
 BARSENE
 Alceste che dirà?
 CLEONICE
                                  Se m'ama Alceste
 amerà la mia gloria. Andrà superbo
530che la sua Cleonice
 si distingua così coi propri vanti
 dalla schiera volgar degli altri amanti.
 BARSENE
 Non so se in faccia a lui
 ragionerai così.
 CLEONICE
                               Questo cimento,
535amica, io fuggirò. Non so se avrei
 virtù di superarmi. È troppo avvezzo
 ad amarlo il mio cor. Se vincer voglio,
 non veder più quel volto a me conviene.
 
 SCENA XII
 
 MITRANE e detti e poi ALCESTE
 
 MITRANE
 Chiede Alceste l'ingresso.
 CLEONICE
                                                 Oh dio Barsene.
 BARSENE
540Or tempo è di costanza.
 CLEONICE
 Va', non deggio per ora... (A Mitrane)
 MITRANE
                                                 Egli si avanza. (Parte)
 CLEONICE
 (Resisti anima mia).
 ALCESTE
                                         Senza riguardi
 la mia bella regina
 d'appresso vagheggiar posso una volta?
545Posso dirti che mai
 pace non ritrovai da te lontano?
 Posso dirti che sei
 sola de' pensier miei cura gradita,
 il mio ben, la mia gloria e la mia vita?
 CLEONICE
550Deh non parlar così.
 ALCESTE
                                        Come! Uno sfogo
 dell'amor mio verace
 che ti piacque altre volte, oggi ti spiace?
 In questa guisa, oh dio,
 l'istessa Cleonice in te ritrovo?
555Son io quello che tanto
 atteso giunge e sospirato e pianto?
 CLEONICE
 (Che pena!).
 ALCESTE
                           Intendo, intendo.
 Bastò la lontananza
 di poche lune a ricoprir di gelo
560di due lustri l'amor.
 CLEONICE
                                       Volesse il cielo.
 ALCESTE
 Volesse il ciel! Qual colpa,
 qual demerito è in me? S'io mai ti offesi,
 mi ritolga il destin quanto mi diede
 la tua prodiga man. Sempre sdegnati
565sian per me quei begli occhi
 arbitri del mio cor, del viver mio.
 Guardami, parla.
 CLEONICE
                                   (Ah non resisto). Addio. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ALCESTE e BARSENE
 
 ALCESTE
 Numi, che avvenne mai! Quei dubbi accenti,
 quel pallor, quei sospiri
570mi fanno palpitar. Qual è Barsene
 la cagion di sì strano
 cangiamento improviso? È invidia altrui?
 È incostanza di lei?
 È ingiustizia degli astri? È colpa mia?
 BARSENE
575Le smanie del tuo core
 mi fan pietà. Forse d'un'altra amante
 più felice saresti.
 ALCESTE
                                  Ah giunga prima
 l'ultimo de' miei giorni. Io voglio amarla
 a prezzo ancor di non trovar mai pace.
580Che più soffrir mi piace
 per la mia Cleonice ogni tormento
 che per mille bellezze esser contento.
 
    Dal suo gentil sembiante
 nacque il mio primo amore
585e l'amor mio costante
 ha da morir con me.
 
    Ogni beltà più rara
 benché mi sia pietosa
 per me non è vezzosa,
590vaga per me non è. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 BARSENE
 
 BARSENE
 Infelice cor mio qual altro attendi
 disinganno maggiore? Indarno aspiri
 ad espugnar la fedeltà di Alceste.
 Ma pur chi sa! La tolleranza, il tempo
595forse lo vincerà. Vince de' sassi
 il nativo rigor picciola stilla
 collo spesso cader. Rovere annosa
 cede ai colpi frequenti
 d'assidua scure. E se m'inganno? Oh dio
600temo che l'idol mio
 nel conservarsi al primo amor costante
 sia più fermo de' sassi e delle piante.
 
    Vorrei dai lacci sciogliere
 quest'alma prigioniera.
605Tu non mi fai risolvere
 speranza lusinghiera.
 Fosti la prima a nascere
 sei l'ultima a morir.
 
    No, dell'altrui tormento
610no che non sei ristoro.
 Ma servi di alimento
 al credulo desir.
 
 Fine dell’atto primo